Destiny for dimme.it

una collaborazione ricca di valori ed emozioni

Dicono che per farsi conoscere bisogna metterci la faccia!

E ALLORA ECCOMI QUI!

Oggi mi mostro con indosso un capo dal nome bellissimo, Vivienne , nato dalla collaborazione con la squadra di DiMME!

Ma chi è DIMME?
DiMME è una squadra di persone meravigliose!
Con alla base il desiderio di raccontare la storia di ognuno di voi, con la semplicità di una serata tra amici. DIMME vuole essere un BRAND inclusivo!

Circa un anno fa, avevo risposto al bando lanciato proprio da DiMME e sostenuto la mia intervista streaming a bordo piscina, vi ricordate?
Dopo quell’intervista, la squadra ha iniziato a realizzare la sua collezione che ha debuttato alla Milano Fashion Week di febbraio!

Alcuni capi custodiscono un segreto.
Al loro interno vi è una fodera con sopra stampata l’illustrazione vincitrice del bando, LA MIA!

Perchè ho scelto proprio la giacca Vivienne?
Perchè come ogni capo della collezione firmata DiMME ha delle linee semplici che si adattano a tutti i corpi.

Linee semplici non vuol dire banali, anzi, questa collezione è tutt’altro che banale e scontata.

Ogni capo è unico, proprio come ognuno di noi.

Realizzato a mano con cura e cuore.

Quindi oltre che a metterci “la faccia” nei progetti che si creano bisogna metterci anche cura e cuore.

Ed è ciò che accomuna me e la squadra di Dimme.

Per questo motivo sono orgogliosa e felice di aver avuto l’opportunità di dare il mio piccolo contributo artistico a questa collezione.

Conoscevate la squadra di DiMME?
NO?

Allora andate a visitare i loro profili social e il loro shop…per scoprire la loro collezione e i loro ideali, che abbraccio fortissimo.

Per scoprire tutto su DIMME visitate
DIMME https://www.dimme.it
INSTAGRAM @dimme.it https://www.instagram.com/dimme.it/
SHOP https://www.dimme.it/negozio/

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st patrick’s day

alla scoperta dei simboli di questa festa

I Leprechaun

 I Leprechaun, chiamati anche Leith Bhrogan o con il termine leipreachán, sono dei piccoli folletti o gnomi che fanno parte del piccolo popolo della mitologia. La leggenda vuole, che il folletto porti sempre con sé dei sacchetti pieni d’oro, che abbia ai piedi l’arcobaleno e che faccia scherzi ai ladri e alle persone avare. Lo troverete ovunque.

St. Patrick’s day

…e i suoi simboli

dove il nasce st. Patrick’s day?

Erroneamente si pensa sia nato in Irlanda,in realtà nasce negli Stati Uniti, dove già nel 1700  gli immigrati irlandesi cominciavano a festeggiarlo per mantenere vive le loro radici.

La presenza di irlandesi divenne ancora più massiccia nel 1800, quando la grande carestia costrinse molti a lasciare la loro terra. Attualmente, oltre 40 milioni di americani vantano origini irlandesi, 14 milioni di britannici e 7 milioni di australiani, mentre gli abitanti dell’isola sono poco più di 6 milioni. In onore della comunità irlandese della città, la cattedrale cattolica di New York è dedicata proprio a San Patrizio. Chi lo avrebbe mai detto?!

Un buon non compleanno a voi!

re-drawing perla settimana del mio compleanno

Oggi sono tornata indietro di qualche anno.
Era il 2018 quando ho realizzato la prima versione di questo disegno dietro ad un menù.
Mi ricordo quella sera.
Era ottobre e stavo festeggiando con i miei amici una serie infinita di compleanni.
Mentre stavamo aspettando le nostre ordinazioni avevo fatto la scoperta del secolo. IL RETRO DELLA TOVAGLIETTA DEL MENù ERA BIANCO!
Urlai con tono e fare regale “Cameriere una penna”.
Mentre il resto del locale era preso dai suoi discorsi, io mi immergevo sempre di più nel mio mondo. Dovete sapere che ho attraversato una fase in cui disegnavo esclusivamente a penna senza uso del colore, lo avevo praticamente escluso dalla mia vita.
In quella sera avevo appreso che ero e sono una persona fortunata, anche se alla realtà dei fatti pare il contrario.
Per prima cosa, ero esattamente dove volevo essere con le mie persone preferite (con alcune, per averle tutte dovrei far coincidere le diverse agende).
Dove nessuno si è posto il perché dovessi scarabocchiare una tovaglietta.
Hanno che io fossi semplicemente me.

Questo è il miglior augurio che io possa farvi.

Avere accanto qualcuno che vi voglia bene esattamente per come siete.

Quindi,voglio donarvi quel disegno che per me ha significato tanto per farlo vostro.

Coloratelo come più vi piace e come più vi somiglia.

Come fare per avere il mio disegno?

Vi lascio il link per scaricarlo e stamparlo qui sotto !!!

https://drive.google.com/drive/folders/15ImR3wlar3FUkm-I4BuUYBcQ1VoWkBtk?usp=sharing

8 Marzo 2022

Giornata internazionale dedicata alle donne

Mi piace pensare alle donne come dei semi che superano il freddo e rigido inverno e tutte le avversità che comporta per diventare fiori in primavera, sbocciando , senza far appassire nessuno.

In natura, però; esistono dei fiori detti “tardivi” che non si accorgono della loro unicità, e quindi hanno bisogno di un aiuto per fiorire in tempo.

Aiutiamoli a farlo e a far vedere loro e al mondo il loro valore e la loro bellezza.

“dicono che..”

Come sono nate le illustrazioni per piano piano lento lento

Le cose belle arrivano quando meno te lo aspetti.

Giungano quando sei pronto a vederle ed accettarle.

Quando sei impegnato a fare altro.

Ecco

Direi che fra queste 3 massime,sicuramente quando è arrivata la proposta, non ero nella modalità delle prime due.

Il 2021 è stato un anno,per me, in cui ho dovuto metabolizzare molti avvenimenti.
Un lutto con conseguente rottura di un ecosistema famigliare e annesso equilibrio, un’operazione importante con conseguenza di dover prendere io le redini dell’attività di famiglia, e come missione quella di arrivare alla fine dell’anno senza ulteriori danni.

Niente di più facile, no?

A chi non piacciono le docce fredde?
Forse..solo d’estate..
Non ero certa di accettare e di voler vivere una nuova avventura.
Non perchè non ne fossi felice,anzi tutto il contrario! 

Ma la verità era che avevo paura di non farcela a far conciliare tutto. Avevo paura di non rispettare tutte le richieste e le scadenze. E ancora più grave, di non rendere giustizia al progetto come faccio di solito faccio, non dandogli le giuste attenzioni,dedicandogli il giusto tempo nella sua creazione.

La paura a volte ci fa essere stupidi.

Per paura, perdiamo un sacco di occasioni. Ci precludiamo molto. 

Anche ciò che vorremmo di più al mondo.
Così mi sono fatta coraggio,decidendo di abbracciare la mia paura.
Perchè se non l’avessi fatto,la colpa sarebbe stata solo mia.
Non volevo dire l’ennesimo NO a me stessa.
Così in quel periodo, mi ero trasformata in una trottola, non che non lo fossi già, ma lo ero diventata ancora di più.
Le mie giornate erano diventate infinite.
Iniziavano molto presto…e finivano molto tardi.
Mi sembrava di essere tornata indietro di qualche anno,quando studiavo e tornavo a casa di corsa,mangiavo come le oche e andavo a lavorare,e dopo lavoro,mi mettevo a testa china a disegnare,talvolta addormentandomi.

Quando arrivava quel momento della sera,era uno dei miei momenti preferiti. Ero padrona del mio tempo,come dovrebbe sempre essere.
Entravo nella mia stanza,chiudevo la porta alle mie spalle lasciando tutto il mondo  e i miei pensieri fuori per un altro momento.

In quelle ore potevo essere una persona sola.

Erika,l’illustratrice,colei che riesce a dare una forma ed un colore ai suoi pensieri che sono solo suoi.

“Dentro ogni persona ci sono sacrifici che le altre persone non vedono, e c’è una storia dietro ad ogni persona.”

Questa è la mia.

Sotto la punta dell’iceberg, si nasconde un mondo che talvolta non mostro ma stavolta ho scelto di condividerlo con voi, perchè voglio che sappiate che potere e significato immenso ha per me questo libro.

Voglio che sappiate quanto lavoro ci sia dietro a un qualcosa apparentemente semplice da realizzare.
A quanta determinazione, coraggio, e amore ci voglia per realizzare i propri sogni.
Voglio che sappiate che le strade più belle sono quelle in salita,o almeno quelle che conosco io. Ma quando inizi ad intravedere la cima,e ti volti indietro, vedi effettivamente quanti km hai percorso.

Ma non devi mai dimenticare quanta strada ancora dovrai fare.

Questo libro per me è il mio punto di partenza, non quello di arrivo.

Disegnare è come un semino appena piantato, da curare, nutrire e proteggere quando si fa sera, per farlo fiorire e germogliare giorno dopo giorno…anno dopo anno.

ACQUISTALO ANCHE TU!

Ho viaggiato dentro un cuore

quando il viaggio va oltre i mezzi di trasporto ordinari

Prima illustrazione realizzata grazie a chi mi segue anche sul mio profilo instagram, quindi, voi e alla vostra voglia di giocare insieme a me, di aprirvi e di creare qualcosa di bello. Vi ringrazio per il supporto e la fiducia in me riposta. Nella settimana precedente ho iniziato, come molti altri illustratori, a tenere delle dirette tramite il mio profilo instagram dove disegnavo “insieme” a voi.
In quella settimana ho raccolto le vostre preferenze, le vostre idee e le vostre tematiche che avreste voluto veder affrontate e realizzate all’interno di una mia creazione. Da tale raccolta ne è conseguito la scelta legata al viaggiare, all’amore e a tutto ciò che è positivo nelle nostre vite.

Tema dell’illustrazione della prima serata di diretta: il viaggio.

Mi avete scritto un sacco di frasi inerenti a questo tema. Per molti di voi il cuore è l’unico bagaglio da portare con sè, e sé più leggero, renderà più bello e piacevole il viaggio stesso. Per voi viaggiare , vi rende liberi e felici. Quando viaggiate in posti nuovi siete curiosi e ricettivi al cambiamento, sempre pronti a buttarvi in nuove avventure. Vi piace viaggiare da soli o in compagnia, l’importante è non stare mai fermi.

Viaggiare, può avere diverse sfumature e interpretazioni. Ciò non significa solamente prendere il primo aereo, treno, nave e partire, anche in modo rocambolesco… di questi tempi poi.. è stato molto difficoltoso.

Ogni volta che noi ci apriamo con qualcuno, restando noi stessi, anche in quel momento stiamo compiendo un viaggio. Forse il più importante, quello dentro noi stessi. Concedere tale atto è un privilegio per chi lo intraprende. Spesso però, accade che le persone a cui noi concediamo tale privilegio, non sono le più adatte.
Unica avvertenza e consiglio che mi sento in dovere di dare a tutti i futuri naviganti:

abbiate rispetto del cuore che vi ospiterà. 
SEMPRE.

Esso può essere profondo come il mare…e voi sapete nuotare?

i giorni della merla

Gennaio è quasi alla fine e stanno per arrivare i famosi giorni della merla.

Ma da dove nasce questo nome?

La leggenda dei giorni della merla si perde nella notte dei tempi quando il mese di Gennaio aveva solo 28 giorni. Si racconta che Gennaio era un mese scherzoso ed invidioso,in particolare di una Merla per il suo becco giallo/arancione e il suo piumaggio candido.

Per questo si divertiva molto a tormentarla. Ogni volta che ella usciva alla ricerca di cibo,Gennaio scatenava una bufera di neve.

Stufa di tutto ciò,un giorno la Merla andò da Gennaio e gli chiese gentilmente se cortesemente potesse durare un pò di meno. Gennaio stizzito rispose che proprio non poteva,a lui sono toccati 28 giorni e tali deve rispettare.

Delusa e un pò infastidita la Merla decise di farsi furba e di non farsi trovare impreparata.

Per l’anno successivo decise di far scorta di cibo in modo tale da non uscire per tutto il mese di Gennaio. Trascorsi i 28 giorni, uscì e andò a canzonare Gennaio dicendo che era stata proprio bene a stare al caldo nel suo nido.  Gennaio, dato che era molto permaloso, si offese e andò dal fratello Febbraio, dato che vantava di avere 31 giorni, gli chiese in prestito 3 giorni. Il fratello era un pò dubbioso di questa richiesta, ma Gennaio gli spiegò che era per una buona causa. Dare una lezione ad una Merla impertinente. E così Gennaio tornò sulla terra per altri 3 giorni, dove scagliò una violenta tempesta proprio quando la Merla era uscita per far provviste.
La poveretta venne spazzata via che si perse non riuscendo più a tornare a casa.
Trovò il comignolo di un camino, e si riparò per quei 3 giorni freddi. Alla fine dei giorni, uscì, ma il suo piumaggio non era più candido come la neve, ma bensì nero a causa della fuliggine. Da quel giorno Gennaio ebbe 31 giorni, e i merli le piume nere.

calendario dell’avvento

Il simbolo dell’anti-natale: Il Grinch

Uno dei personaggi che si pensa quando si nomina il Natale, oltre ovviamente a Babbo Natate, Renne e a tutta la squadra di elfi è il Grinch.

Come molti di voi sanno, il famoso omino verde vive da eremita su una montagna nel villaggio dei Nonsochì, a differenza degli abitanti, odia il Natale e tutto ciò che lo riguarda e il suo unico obiettivo è quello di rovinare il Natale a tutti.

Esso, infatti, si dice che abbia il cuore di due taglie più piccole, ma grazie alla piccola Cindy Chi Lou il nostro Grinch tornerà ad amare il Natale insieme ai suoi compaesani. Una delle più belle storie natalizie scritte dalla penna di Theodor Seuss Geisel, noto come Dr. Seuss, portato poi sulle scene cinematografiche nel 1966 come film di animazione “Il Grinch e la favola di Natale”, nel 2000 dell’omonimo film con protagonista Jim Carrey e nel 2018 in un altro film di animazione chiamato semplicemente “Il Grinch”.

Calendario dell’avvento- Melagrana o melograno?

Simbolo di abbondanza e fertilità

Sapevate che…

Nella tradizione contadina del passato, il frutto del melograno veniva donato anche a Natale in modo da poterlo consumare insieme alla famiglia nella notte di San Silvestro così da assicurarsi fortuna e prosperità per l’anno a venire.

Melagrana tra mito e leggenda

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Ma non solo,a questo frutto portafortuna sono collegate diverse leggende.

La sua origine si perde nella notte dei tempi,viene coltivata sin dall’antichità dall’Iran ai confini del Mediterraneo,e nei secoli ha assunto una forte valenza simbolica. 

Nella religione ebraica, la melagrana è simbolo di produttività e ricchezza perché contiene molti semi – circa 600 – ed è nominata numerose volte nella Bibbia come uno dei sette frutti della Terra Promessa. La melagrana è stata assunta anche a rappresentare la santità per la tipica forma a corona del suo picciolo. 

I chicchi vermigli hanno stimolato la fantasia e la nascita di miti e leggende facendo diventare il melograno simbolo del legame coniugale e di fertilità in diverse civiltà.

 Nell’antica Grecia era la pianta di sacra di Venere e Giunone, la dea protettrice dei matrimoni fecondi. infatti ad esso si attribuisce la leggenda che, che sia stata Venere (Afrodite) a piantare la prima pianta di melograno sull’isola di Cipro; in seguito il frutto divenne sacro agli abitanti.

Un’altra tradizione ancora, racconta che il melograno sia nato dal sangue di Dioniso: il dio, ancora bambino, fu rapito dai Titani per volere di Era, esasperata dalla continua infedeltà di Zeus; Dioniso venne messo a bollire in un calderone e quando il suo sangue toccò terra, si pensa che sia spuntato il primo albero di melagrane.

La melagrana fu inoltre il frutto che costrinse Persefone, figura importante della mitologia greca, a passare ogni anno sei mesi con Ade come sua sposa, dopo averlo mangiato e inconsapevole delle conseguenze.

All’epoca dell’Impero Romano, le spose intrecciavano dei rami di melograno ai capelli come augurio  di fecondità. Proprio per questo motivo è stato adottato come simbolo da diverse popolazioni, come in Armenia o nello stemma della città spagnola di Granada che trae il suo nome proprio dal melograno.
Ancora oggi, se andiamo in Grecia, possiamo trovare residui di queste tradizioni.
Pare, infatti, che in alcune zone, durante il matrimonio, si debba rompere una melagrana e che a Capodanno ci si regali reciprocamente questo frutto, come simbolo di prosperità e fortuna. Infine è usanza piantare, nel giardino dove i due neosposi andranno ad abitare, un albero di melograno, come augurio per un matrimonio duraturo e sereno.
Anche nell’antico Egitto il frutto influenzava molto le credenze e le usanze, era simbolo di abbondanza e di una discendenza numerosa. Inoltre, la pianta, si poteva trovare in tutti i giardini più belli, appartenenti all’elite egiziana, era molto apprezzata soprattutto perché resisteva alla siccità.

Dal Vecchio Continente, il melograno fu trapiantato anche nel Nuovo Mondo grazie ai colonizzatori spagnoli che nella seconda metà del XXVIII secolo lo diffusero nel Sud America. Da qui le sue coltivazioni si estesero in Arizona, Messico e Stati Uniti. 

In Italia la maturazione avviene in autunno, ma grazie al robusto involucro che riveste  i frutti, si conserva bene fino al periodo natalizio.

Infatti, donare un melograno a Natale e consumarlo insieme alla famiglia nella notte di San Silvestro era un simbolo di buon auspicio per il nuovo anno.
Si può credere o meno a queste e ad altre numerose credenze legate al melograno, anche se già vi vedo che ne state acquistando a chili per poterli gustare insieme alla vostra famiglia la notte di Capodanno!

calendario dell’avvento- l’albero di Natale

un simbolo di vita

Oggi parleremo di uno dei simboli più importanti del Natale, ovvero l’albero che per tradizione si allestisce sempre l’8 dicembre. Voi avete lo avete già fatto o a casa vostra regna sovrano solo il presepe o addirittura neanche quello perchè in fondo avete l’animo del Grinch ?

Io sono solo un paio di anni che ho ripreso a fare l’albero, ne acquisto uno vero che poi andrò a piantare in qualche bosco per rinverdire il pianeta.
Ma vi siete mai domandati da dove è nata questa tradizione che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi?
Ho letto alcuni articoli dove si raccontava la sua presunta origine, ma le storie sono molto che non basterebbe un articolo intero per raccontarle tutte, così ho dovuto fare  una selezione accurata di notizie.

L’albero di natale e le sue origini

L’albero è simbolo di vita e questa cultura era diffusa in tutti i paesi e in tutte le epoche, anche prima della nascita del Cristianesimo.
Nella cultura cristiana, l’albero è presente fin da subito e si mescola con il candelabro, dato che entrambi sono simbolo portatore di luce.
Secondo la tradizione, l’albero di Natale, così come viene usato oggi, nacque a Tallinn, in Estonia, nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Usanza che poi fu ripresa in Germania: si narra, tra le cronache di Brema del 1570, di un albero che veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. Una cronaca di Strasburgo, invece, annota nel 1605 che per Natale i cittadini portavano a casa loro degli abeti, li mettevano nelle stanze, li ornavano con rose di carta di vari colori, mele, zucchero, oggetti di similoro. Anche la città di Riga, in Lettonia, difende la sua tradizione che narra di essere stata sede del primo albero di Natale; proprio a Riga, infatti, si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu lì addobbato nel 1510.
Già dall’antichità era in uso portare all’interno della propria casa prima del nuovo anno un ramo beneaugurante e nel Medioevo si diffuse la tradizione degli “Adam und Eva Spiele”, i giochi di Adamo ed Eva che prevedevano la ricostruzione nelle chiese dello scenario del paradiso in terra, proprio il 24 di dicembre, alla vigilia di Natale, con tanto di alberi di frutta, simboli dell’abbondanza e del mistero della vita. In seguito, a questi alberi di frutta si cominciarono a preferire sempre di più gli abeti che possiedono la caratteristica magica di essere sempreverdi, appunto per questa caratteristica, si dice che vennero scelti dai Cristiani per la loro forma triangolare che rappresenterebbe la Santa Trinità. 

L’albero di Natale nelle favole 

Ed ora andremo a leggere una storia scritta da Hermann Löns (1866-1914),scrittore tedesco che iniziava più o meno così:
“Babbo Natale stava attraversando il bosco. Era di cattivo umore. Il suo cagnolino bianco, che di solito gli correva davanti con gioia, se n’accorse e s’insinuò dietro il suo padrone con la coda tra le gambe.
Non provava più quella bella soddisfazione nel suo lavoro. Tutti gli anni era lo stesso. In questa cosa non c’era più entusiasmo. Giocattoli, cibi, alla lunga non servivano più. I bambini si divertivano certamente, ma lui voleva che strillassero, esultassero, e cantassero, ma ormai lo facevano soltanto di rado. Babbo Natale si era lambiccato il cervello tutto il mese di dicembre per escogitare qualcosa che finalmente una volta portasse una vera gioia natalizia nel mondo dei bambini, una gioia a cui prendessero parte anche gli adulti. Così procedeva faticosamente dentro la foresta innevata, fino a quando non giunse all’incrocio. Lì voleva incontrarsi con Gesù Bambino, con il quale si consigliava sempre sulla distribuzione dei doni.
Già da lontano vide che c’era Gesù Bambino perché in quel punto c’era un chiarore luminoso. Il Bambin Gesù indossava un abitino bianco di pelliccia e il suo volto era tutto un sorriso: “Come va, vecchio mio?”, chiese Gesù bambino. “Hai la luna storta?” Allora se lo prese a braccetto e andò via con lui. Dietro di loro trottava il cagnolino, ma non sembrava più triste e teneva la coda in aria baldanzosa. “Sì”, disse Babbo Natale, “tutta ciò non mi diverte per niente. Che sia colpa dell’età o d’altro, non lo so. Il fatto è che dopo i dolcetti, le mele e le nocciole, è finito tutto. Finiscono di mangiarle e la festa è finita. Bisognerebbe trovare qualcosa di nuovo.”
Gesù Bambino approvò con la testa e assunse un’espressione pensierosa; poi disse: “Hai ragione, vecchio mio, è venuto in mente anche a me. Ci ho già pensato anch’io, ma non è così facile.” “E’ proprio questo” brontolò Babbo Natale, “sono ormai troppo vecchio e troppo sciocco per farlo. Mi è già venuto un bel mal di testa a forza di pensarci, ma non mi viene in mente proprio niente di divertente”. Pensierosi, andarono entrambe attraverso il bosco bianco, Babbo Natale con il volto burbero e Gesù Bambino meditabondo. Nella foresta era tutto silenzio, non si muoveva niente, soltanto quando la civetta si sedeva sopra un ramo, cadeva, con un rumore sommesso, un pezzetto di quella specie di decorazione che forma la neve appena caduta. La luna splendeva chiara e luminosa, tutte le stelle luccicavano, la neve pareva argento e gli abeti stavano lì, neri e bianchi, era proprio uno splendore. Un abete alto cinque piedi che stava da solo in primo piano appariva particolarmente incantevole. Era ben proporzionato, su ogni ramo c’era una striatura di neve, sulle punte dei rami dei piccoli ghiaccioli, e così scintillava e luccicava al chiaro di luna. Gesù Bambino lasciò andare il braccio di Babbo Natale e diede un piccolo colpo al vecchietto in segno d’intesa, indicò l’abete e disse: “Non è semplicemente meraviglioso?” “Sì”, disse il vecchietto, “ma questo a cosa mi serve?”. “Tira fuori un paio di mele”, disse il Bambin Gesù, “mi è venuta un’idea.”
Babbo Natale fece una faccia stupita perché non riusciva a immaginare come a Gesù Bambino fosse venuto voglia di mangiare delle mele ghiacciate con quel freddo. Staccò la sua cinghia, adagiò il suo enorme sacco nella neve, frugò dentro e allungò un paio di belle mele.
“Adesso tagliami qualche cordicella in due pezzi lunghi un dito e fammi dei piccoli paletti”, disse Gesù Bambino. Al vecchietto parve tutto questo un po’ buffo, ma non disse nulla e fece quello che gli aveva detto Gesù Bambino. Quando ebbe preparato le cordicelle e i paletti, Gesù Bambino prese una mela, gl’infilò dentro un paletto, legò attorno il filo e lo appese ad un ramo. “Così”, disse, “ed ora tocca agli altri e tu puoi aiutare, ma fa attenzione, che non cada giù neppure un fiocco di neve!” Il vecchietto aiutò, sebbene non sapesse perché, ma la cosa lo divertiva e non appena l’intero alberello fu carico di belle mele rosse, si allontanò cinque passi, si mise a ridere e disse: “Guarda, quanto è grazioso! Ma che senso ha tutto ciò?”. “C’è proprio bisogno che tutto abbia uno scopo?” rise Gesù Bambino. “Stai attento, che lo faccio ancora più bello. Adesso dammi anche le nocciole!” Il vecchietto fece scivolare fuori del suo sacco delle noci e le diede a Gesù Bambino. Infilò in ognuna un bastoncino, ci attaccò un filo e l’appese tra le mele. “Cosa ne dici adesso, vecchio mio?” domandò, “non è la cosa più bella del mondo?”. “Si”, disse, “ma non so ancora…” “Vieni dai!” rise Gesù Bambino. “Hai delle luci?”.
Ora, l’alberello stava lì sulla neve, dai suoi rami innevati facevano bella mostra di sé le mele rubiconde, le nocciole d’oro e d’argento brillavano e luccicavano, e le candele di cera gialle ardevano festosamente.
Con il suo viso bianco e roseo Gesù Bambino era tutto sorridente e batteva le mani, il vecchio Babbo Natale non sembrava più così di cattivo umore e il cagnolino saltava di qua e di là e abbaiava. Quando le luci ebbero finito un poco di bruciare, Gesù Bambino agitò le sue ali d’oro e d’argento e le luci si spensero. Disse a Babbo Natale di segare l’alberello con cura. Lo fece e poi scesero entrambi dalla montagna portandosi dietro l’alberello variopinto. Quando arrivarono al paese tutti dormivano. Si fermarono alla casa più piccola. Gesù Bambino aprì la porta piano piano ed entrò; Babbo Natale gli venne dietro. Nella stanza c’era uno sgabello a tre gambe con una lastra perforata. Lo misero sul tavolo e c’infilarono l’albero. Babbo Natale pose sotto l’albero ancora tante belle cose, giocattoli, dolci, mele e nocciole, e poi tutti e due lasciarono la casa in punta dei piedi, come erano entrati.
Quando l’uomo a cui apparteneva la casetta, la mattina seguente, si svegliò e vide l’albero variopinto, rimase stupito e non sapeva che cosa dire. Accese le luci dell’alberello e svegliò la moglie e i bambini. C’era una tale atmosfera di gioia nella casa come non c’era stata mai durante i Natali passati. Nessun bambino badava ai giocattoli, ai dolci, e alle mele, tutti guardavano solamente l’albero con le luci. Si presero per mano, ballarono intorno all’albero e cantarono tutti le canzoni di Natale che sapevano. Quando fu giorno pieno vennero gli amici e i parenti del minatore, guardarono l’alberello, si rallegrarono e andarono subito nel bosco, per andare a prendersi anche loro un alberello per i loro bambini. Le altre persone che videro questi, li imitarono, ognuno si prese un abete e lo decorò, chi in un modo, chi in un altro, ma luci, mele e nocciole le mettevano tutti quanti. Quando si fece sera ardeva in tutto il villaggio, casa per casa, un albero di Natale, dovunque si sentivano canzoni di Natale e il giubilo e le risa dei bambini.

Da lì l’albero di Natale ha fatto il giro di tutta la Germania e da lì del mondo intero. “

fonte Una favola tedesca sull’origine dell’albero di Natale (viaggio-in-germania.de)

Che ve ne pare?
che il nostro viaggio all’interno dei simboli dell’avvento continui…per domani ho in serbo per voi un simbolo della quale forse non avete mai sentito parlare o meglio che non avete mai collegato al Natale

Vi ho messo un pò di curiosità?

calendario dell’avvento

un elemento dal sapore di unicità

La neve con i suoi fiocchi, un elemento che fa pensare subito al Natale e alla stagione invernale che sta per arrivare. Osservare la neve mentre cade dal cielo silenziosa e leggera è uno dei miei momenti prediletti.
Ha un sapore di magico. Il tempo intorno a me sembra fermarsi per darmi l’opportunità di godermi il momento, di osservare i candidi fiocchi scendere come se stessero danzando per me ed ammirarli nella loro unicità. Ogni fiocco di neve è unico, non ve ne saranno mai due identici, e la trovo una cosa meravigliosa.

Il simbolo di oggi, che non può proprio mancare nel mio calendario dell’avvento dunque, è proprio il fiocco di neve.

Leggendo qua e là ho trovato racconti legati ad esso.

il fiocco di neve

Era ormai Dicembre; nel reame dell’Inverno tutto era ormai pronto.

 Mamma Neve ricevette l’ordine da Re Inverno di scendere sulla Terra con tutti i suoi figli: i Fiocchetti si prepararono allegramente e, in breve cominciarono a scendere sulla Terra. Si tenevano tutti vicini e compatti, e solo un fiocco più grande degli altri se ne stava in disparte. Voleva vedere un po’ il mondo, lui, prima di mischiarsi agli altri e divenire parte d’un mucchio qualsiasi. Dopo un poco rimase solo nel cielo al di sopra di una città: si divertiva un mondo ad osservare la folla che si agitava sotto di lui! Le case, le persone, le luci lo rendevano allegro. Mentre vagava così, pensò di aiutare qualcuno per compiere almeno nella sua breve vita, qualcosa di utile. Era intanto giunto in periferia, vicino ad una capanna, dove un vecchio cercava di tener in vita un debole focherello, che minacciava di spegnersi sotto il gelido sfarfallio dei fiocchi che stavano cadendo.

– Ecco l’occasione per una buona azione! – pensò il fiocco e, avvicinatosi ai fratelli, li fece allontanare. I folletti dello fuoco subito si rianimarono e uno di essi parlò:

– Tu ci hai salvato! Per ricambiarti, avrai il potere di vagare senza morire anche nelle regioni più calde!.

Il fiocco, salutati i folletti del fuoco, prese a dirigersi felice verso la campagna. Ad un tratto scorse, sul ramo spoglio di un albero, un povero passero infreddolito. Il fiocco pensò che appoggiandosi sopra, lo avrebbe riscaldato, ma il passero rabbrividendo, cominciò a scrollare le alluce.

– Vedi, fiocco, tu forse volevi aiutarmi, ma sei fatto di gelo e proprio a causa vostra, io patisco il freddo. Ti prego vattene e non avertene a male!

Il benefattore mancato, allora, senza protestare riprese il suo viaggio.

Passò sopra città e paesi, pianure e montagne. Un bel mattino gli tornarono in mente le parole dei folletti del fuoco: avrebbe potuto vagare anche per i paesi caldi senza morire. Volle provare. Volò verso le regioni calde, dove l’Inverno non giungeva mai: si divertì a superare le vette di alte montagne; vide prosperose fattorie, allegri pascoli, cieli limpidi e azzurri. A poco a poco però il paesaggio cominciò a cambiare. La terra si faceva brulla e il sole picchiava sempre più forte. Giunse così ad una distesa bruciata dal sole, grande fino a perdita d’occhio. Ebbe allora una certa paura (era sempre un fiocco di neve) ed una nostalgia di casa. Dopo aver volteggiato un poco, pensò:

– Comincio a stancarmi di questo viaggiare. Forse era meglio se mi univo agli altri, e proteggevo i semi del grano nascosti tra le zolle.

Cominciò a risalire verso il nord, quando ad un tratto udì in basso una voce implorante sulla terra infuocata; c’era per terra un uomo: – Acqua!… Muoio di sete!

Il fiocco lo osservò pensieroso. – Acqua! – di nuovo il disperato rantolo. Allora il fiocco non esitò più ed entrò in bocca al morente, a rianimare col suo sacrificio la gola disseccata.

fonte Il fiocco di neve | Favole e Fantasia (favolefantasia.com)

la favola del fiocco di neve

In un tempo lontano, nel posto più freddo mai esistito, vivevano tre giovani fate, tanto belle quanto il sole.

Candida, Bianca e Cristallo non potevano uscire dal Palazzo di Ghiaccio dove la madre apprensiva, la Regina del Freddo, le aveva relegate per proteggerle dal mondo esterno, ai suoi occhi troppo triste, pieno di preoccupazioni e sofferenza.

Si deve sapere che la regina, nel passato aveva,

già vissuto nel mondo reale, e proprio lì aveva conosciuto l’uomo che le avrebbe fatto scoprire prima l’amore, regalandole la gioia di diventare madre, poi il dolore e la tristezza di essere abbandonata.

Per nascondere il mondo esterno alle figlie, fece costruire un palazzo sulla cima di una montagna irraggiungibile dove non batteva mai il sole, circondandolo da una fitta coltre di nebbia, vietando loro qualsiasi contatto con l’ambiente reale.

Le tre sorelle non avevano mai avuto la possibilità di vedere posti nuovi e conoscere altre persone.

Non avevano amici con cui passare il tempo e divertirsi.

Eppure tante volte avevano sperato che succedesse qualcosa di diverso, avevano sognato di essere libere.

Una notte, mentre la madre dormiva, le tre sorelle decisero di scappare e andare in esplorazione del mondo a loro sconosciuto.

Arrivarono a valle, in un paesino di pochi abitanti che le accolsero con grande entusiasmo.

Candida, Bianca e Cristallo si sentirono finalmente libere, finalmente vive.

S’integrarono ben presto nella comunità, incontrarono l’affetto e l’amore di tante care persone, scoprirono che il mondo reale non era così triste e malvagio.

Anche se sentivano la mancanza della madre, non vollero più tornare nel Palazzo di Ghiaccio.

La regina non rivide più le sue figlie.

Pianse lacrime e lacrime, ma si rese conto che per la prima volta le figlie erano felici.

Decise quindi di non provare a farle tornare da lei, ma di proteggerle dall’alto della cima della montagna.

Rassegnata e triste, ma ancora con tanto amore per le figlie, fece un grande sospiro su una lacrima. Questa diventò candida, bianca e a forma di cristallo.

Chiamò quella lacrima fiocco di neve e lo regalò al mondo reale come simbolo di pace interiore e serenità.

Da allora d’inverno cade la neve.

Brano senza Autore, tratto dal Web

fonte La favola del fiocco di neve – Sito RACCONTI CON MORALE

calendario dell’avvento

Cuetlaxochitl : un simbolo che proviene da lontano

Non tutti sanno che la stella di Natale, la pianta più regalata in questo periodo dell’anno, ha origini antichissime e fiorisce  in modo selvaggio negli altipiani dell’America centrale, dove può raggiungere un’altezza di oltre cinque metri.  Gli Aztechi la amavano molto, impiegandola in differenti modi.

Ha origini Messicane e già  dal XVI secolo questa pianta era associata al Natale,solo successivamente la sua diffusione è stata globale.

Gli Aztechi chiamavano la Stella di Natale Cuetlaxochitl , che significa “fiore di pelle”. La utilizzavano come pianta decorativa per abbellire i loro templi e la adoravano come simbolo di vita nuova, in onore  dei  guerrieri caduti  in battaglia. La stella di Natale veniva apprezzata anche per le sue molteplici proprietà : da alcune delle sue parti veniva estratto un pigmento di colore rosso usato per tessuti e cosmetici, mentre la sua linfa lattiginosa veniva impiegata per preparare un composto antipiretico.

La stella di Natale nella leggenda

Essa si dice che fosse la pianta preferita del sovrano Montezuma che credeva che il colore rosso delle foglie provenisse dal sangue di una dea azteca, che morì di dolore per un amore non corrisposto. Alcune gocce del suo sangue caddero sulle foglie della pianta dandole il suo attuale colore. Questa leggenda si diffuse in tutta Europa,dove probabilmente molti trovarono ispirazione, come il nome francese della Poinsettia, étoile d’amour, ovvero Stella dell’amore.

Un’altra leggenda più cristiana, lega la pianta al Santo Natale. Si narra che Pepita,una ragazza pvera che non aveva un soldo per comprare un regalo a Gesù bambino, decise di comporre con tutto il suo amore un mazzolino con erbe e ramoscelli.

Durante la celebrazione della messa il mazzolino di ramoscelli cominciò a germogliare e da esso sbocciarono fiori di un rosso e verde vivi e brillanti. Ecco che da allora, dal Messico, la Stella di Natale ha  il nome  simbolico di ‘Flores  de Noche Buena’ ed è diventato il fiore natalizio ufficiale.

Molti anni più tardi,la stella di Natale giunse per la prima volta in Europa, grazie allo scienziato naturalista  Alexander  von  Humboldt.  Venne catalogata a Berlino e chiamata col nome botanico Euphorbia Pulcherrima: la più bella delle Euphorbiaceae.

E la sua fama e scoperta non si fermò in Germania, ma attraversò i mari, le montagne e gli oceani, conquistando con la sua bellezza uomini e donne che la resero celebre e iconica.

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la calza della Befana : tra folklore e tradizione

La tradizione vuole che la Befana si alzi in volo in sella alla sua scopa di saggina tra la notte del 5 e 6 gennaio e che porti in dono una calza piena di dolci ai bambini che durante l’anno sono stati buoni e una calza colma di carbone a quelli che sono stati più monelli.

Ma da dove ha origine la tradizione della calza?

L‘origine: Epifania

La tradizione della Befana, che sarebbe una corruzione lessicale del termine Epifania, nasce come festa pagana tra il X e il XI secolo A.C, legata all’agricoltura e a riti propiziatori per i raccolti: ereditata dai Romani e inserita nel loro calendario, celebra il periodo fra la fine dell’anno solare e la ricorrenza del Sol Invictus.

I Re Magi durante il loro lungo viaggio verso la capanna di Gesù, persero la strada e si fermarono a chiedere indicazioni ad una vecchia signora che li trattò in modo sgarbato negando loro il suo aiuto. Ella appunto era la Befana, che pentita  del suo gesto, avrebbe iniziato a girare le case cercando i bambini e lasciando loro dolci e regali, per espiare il suo peccato.

La tradizione della Befana è molto sentita qui in Italia, specie nell’Italia centrale e soprattutto a Roma, dove ancora oggi le famiglie festeggiavano l’arrivo della vecchina a Piazza Navona, fra giostre e bancarelle. Ma non solo a Roma, anche in altre città italiane vi è il tradizionale volo della Befana.

La Befana nella leggenda…

Ma perché si regala la calza per la Befana? 

Una leggenda che si perde nella notte dei tempi narra che Numa Pompilio, uno dei famosi sette re di Roma, avesse l’abitudine di appendere durante il periodo del solstizio d’inverno una calza in una grotta per ricevere doni da una ninfa. 

La Befana nel tempo si è configurata come una strega benevola, generosa dispensatrice di frutti della terra. I suoi doni alimentari quali frutta secca, mele, arance, vanno letti come offerte primiziali, che, richiamando i semi della terra, vengono ad esercitare una funzione propiziatoria. Il carbone, antico simbolo rituale dei falò, inzialmente veniva inserito nelle calze o nelle scarpe insieme ai dolci, in ricordo del rinnovamento stagionale. Poi la cultura cattolica trasformò il carbone in simbolo di punizione per i bambini che si erano comportati male durante l’anno. Sono passati tanti secoli, la tradizione della calza resta.

E voi? Avete già iniziato a cucire la vostra calza?
Che ricordo avete di questa festa?
Fatemelo sapere nei commenti!

Io ne ho molti ben custoditi nella mia memoria.
Ve ne racconto alcuni…
Scrivevo sempre una letterina alla Befana per non farla sentire meno importante di Babbo Natale, le ho dedicato molti disegni e poesie, che ho ritrovato un anno fa ben custoditi nel comodino della mia amata nonna.

Una volta ricordo che mio fratello, per ricevere più dolci, aveva lasciato in fondo al letto non il tradizionale calzino, ma bensì delle calze a maglia lunghissime.

calendario dell’avvento

un pizzico di zenzero e cannella ed è subito magia

L’omino di Pan di zenzero – tra storia,leggenda e tradizione

In italiano si chiamano omini di pan di zenzero, ma i biscotti natalizi sono ormai conosciuti ovunque come Gingerbread men.

Lo sapevate che …

L’omino di pan di zenzero è un biscotto aromatizzato allo zenzero

Viene cotto in diverse forme poiché è un tipico dolce delle festività come ad esempio Halloween, Pasqua, Natale. Il tema del biscotto deve essere inerente al tema della festa.
Un esempio?
A Natale questo biscotto prende forme di renne, ghirlande colorate, fiocchi di neve, ma soprattutto assume sembianze umane dal quale deriva il nome Gingerbread man ovvero omino di pan di zenzero.

L’origine….

Erroneamente si pensa che il tradizionale omino di pan di zenzero sia nato negli stati uniti d’america o addirittura che sia di origini tedesche.
Invece, sorpresa , nasce in Inghilterra , dalla fervida immaginazione della regina Elisabetta I d’Inghilterra a metà del 500.  La Regina faceva preparare questi biscotti dalle sembianze umane aromatizzati allo zenzero come dono  per i suoi ospiti importanti che venivano invitati presso la sua corte.

 Leggenda : Il pan di zenzero come rituale d’amore e la storia di San Nicola

A preparare gli omini di pan di zenzero, nel periodo elisabettiano, erano anche i praticanti della medicina popolare, spesso descritti come streghe o maghi, che li realizzavano per le giovani donne affinché potessero far innamorare i futuri sposi. Secondo Carole Levin, direttrice del programma di studi medievali all’Università di Nebraska-Lincoln e autrice di vari volumi : “L’idea alla base era che, se gli uomini avessero mangiato l’omino di pan di zenzero preparato appositamente per loro, si sarebbero poi innamorati perdutamente”. Nonostante la citazione più celebre del dolce resti quella di Shakespeare nella commedia Love’s Labour’s Lost (“Se avessi un solo quattrino al mondo, te lo darei per comperarti pan di zenzero!”), a diffondere l’omino di pan di zenzero è la storia di San Nicola pubblicata nel 1875 che narra le vicende di due anziani che desideravano tanto avere un bambino. Per consolarsi, la coppia preparò un biscotto dalle sembianze umane che, una volta cotto, prese vita e scappò dal forno, rifugiandosi nelle fattorie del paese. Un racconto popolare che venne poi tramandato in modo diverso a seconda del periodo storico e delle tradizioni locali. Come spesso accade nella pubblicazione originale, niente lieto fine: il biscotto veniva mangiato da una volpe.

 Nella favola….

Il biscotto ormai cotto fugge dal forno della coppia e incomincia a girare per le fattorie del paese ripetendo ad animali e umani questa frase:

“Sono scappato da una vecchia donna e da un vecchio uomo, posso scappare da tutti, posso scappare da te.

Io posso.

Corri corri tanto non mi prenderai io sono l’omino di pan di zenzero”

La storia si conclude con una volpe che riesce a catturare l’omino di pan di zenzero e se lo mangia mentre il biscotto grida:

“Non ho più un quarto di me…

Non ho più metà di me……

Non ho più tre quarti di me….

Non ci sono più!”

L’angolo della ricetta illustrata

Ho illustrato la ricetta presa dalla pagina di giallo zafferano, vi lascio il link per consultarla!

 Ricetta Biscotti di Pan di zenzero (gingerbread) – La Ricetta di GialloZafferano

L’angolo del caffè letterario

5 libri a tema pan di zenzero/natale che dovete assolutamente leggere o regalare a chi volete bene :

1)Zuppe, zucche e pan di zenzero (Leggere è un gusto) eBook : Rosso, Francesca: Amazon.it: Kindle Store 

2)Amazon.it: Il grande libro dei gialli di Natale – Penzler, Otto – Libri

3)Pan di zenzero. Biscottino giramondo. Ediz. illustrata – Patrizia Savi – Serena Riffaldi – – Libro – Edizioni del Baldo – Storie senza scarpe | IBS

4)Il caso del dolce di Natale – Agatha Christie – Libro – Mondadori – Oscar moderni | IBS

5) Amazon.it: Mentre tutti dormono. Ediz. illustrata – Lindgren, Astrid, Crowther, Kitty, Colonna Dahlman, R. – Libri

Calendario dell’avvento

un simbolo dal sapore di menta

3 dicembre

Questo simbolo di cui andrò a raccontarvi oggi ha il sapore di menta. Il bastoncino di zucchero, Candy Canes , è un altro simbolo del Natale spesso utilizzato per decorare l’albero di Natale nella tradizione americana.

Secondo il folklore, invece, la nascita dei bastoncini di zucchero, inizialmente di colore bianco, risale al 1670 grazie al direttore di orchestra della Cattedrale di Colonia, in Germania, il quale, al fine di rimediare alla confusione causata dai bambini durante la celebrazione della messa di Natale, commissionò questa caramella.

Le Candy Canes sono ora associate al Natale grazie alla forma di bastone in quanto ricordano la visita dei pastori alla grotta dove nacque Gesù bambino e il colore bianco simbolo di purezza e innocenza. Altre fonti dicono che fu inventato da un mastro dolciaio che aveva intenzione di creare un dolce in memoria di Gesù.

Il bastoncino di zucchero è fatto di caramello solido perche Gesù è la solida roccia su cui sono costruite le nostre vite. Al caramello diede una forma a <j> per Jesus (Gesù in inglese ), mentre per altri è la forma di un bastone da pastore perchè Gesù è il nostro pastore. Anche i colori hanno un loro significato, sono stati scelti per rappresentare l’importanza di Gesù: il bianco per la purezza e l’assenza di peccato di Gesù; la striscia rossa rappresenta il sangue di Cristo versato per i peccati del mondo, a strisce per ricordare le frustate. Il sapore del bastoncino è di menta piperita che è simile all’issopo, pianta aromatica molto antica usata come digestivo, espettorante e in cucina.

e voi? siete amanti dei Candy Canes?

Calendario dell’avvento

2 dicembre -vischio

Altro simbolo delle feste il VISCHIO ,ad esso sono legate molte leggende e significati.

Pianta simbolo della vita e dell’amore che sconfigge la morte; come anche di protezione, amore e fortuna.
Durante le feste Infatti lo si usava appendere agli usci delle case o portare al collo come amuleto contro le disgrazie e influssi negativi, oppure inserirlo nei pacchi regalo in segno di buon auspicio.  Perchè i suoi poteri abbiano effetto si sconsiglia di raccoglierlo dall’albero con le mani e soprattutto con la sinistra, si attirerebbe la malasorte. Una volta lo si faceva cadere con un bastone o con una freccia e lo si doveva afferrare prima che toccasse terra.
Anche in questo caso la sua valenza simbolica ha origini molto antiche e giunge a noi direttamente dalla mitologia celtica del nord Europa: leggenda vuole infatti che il vischio sia particolarmente caro alla dea dell’amore Freya, sposa di Odino e madre di Loki e Balder. Quando il primo uccise l’amato fratello, le lacrime di Freya si trasformarono in bacche candide a contatto con il vischio e Balder tornò in vita. Freya decise così di omaggiare con un bacio chiunque passasse sotto il vischio, ottenendo protezione, amore e fortuna.
Da allora è nata la tradizione e la credenza che se si passa in coppia sotto un cespetto di vischio, ci si deve baciare: se una ragazza non riceve questo bacio rituale non si sposerà l’anno successivo. In Inghilterra, ad esempio nella notte del 6 gennaio, per scongiurare il pericolo di rimanere zitelle, se ne deve bruciare il mazzo che ha addobbato la casa durante le feste natalizie.

Il vischio nelle favole

favole del trentino

C’era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva piu’ nessun amico. Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno all’amicizia e ai rapporti umani.

L’andamento dei suoi affari era l’unica cosa che gli importava. Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca.

Per avere sempre piu’ soldi, a volte si comportava in modo disonesto e approfittava della ingenuita’ di alcune persone. Ma tanto a lui non importava, perche’ non andava mai oltre le apparenze.

Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari. Non gli interessavano le loro storie e i loro problemi. E per questo motivo nessuno gli voleva bene.

Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio mercante non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni, decise di uscire a fare una passeggiata. Comincio’ a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti.

Penso’ che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese. Si incuriosi’ perche’ non aveva ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini.

A un certo punto comincio’ a sentire qualcuno che pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello. L’uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupi’.

Per tutta la notte, ascolto’ le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d’amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri e che sfamavano a fatica i figli; che altre persone soffrivano la solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di gioventu’.

Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro alle persone che vedeva tutti i giorni, l’uomo comincio’ a piangere. Pianse cosi’ tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale si era appoggiato. E le lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a splendere come perle. Era nato il vischio.

La Morale:

Il Vischio è la pianta di Natale sotto alla quale si è soliti darsi il bacio augurale, questa favola dal sapore di leggenda ci racconta la nascita del Vischio, attraverso la magia del sentimento. Il saper ascoltare il prossimo, riesce talvolta a sciogliere il ghiaccio del cuore sino a mutarlo in lacrime d’amore, ed è quella la vera magia che davvero ci insegna la via.

fonte La leggenda del Vischio – Favola del Trentino (supereva.it)

Calendario dell’avvento

in attesa del natale che verrà

Con oggi 1 dicembre diamo il via al conto alla rovescia per festeggiare il tanto atteso natale come ogni anno.
Ho sempre trovato il calendario dell’avvento un’idea carina da realizzare per se stessi o da regalare ad una persona importante. L’anno scorso ho dato il meglio di me per realizzarne uno, è stato molto divertente.
Mi emoziono sempre a realizzare progetti fatti a mano, andare alla ricerca  dei piccoli regalini e dolcetti da inserire all’interno del calendario immaginandomi le espressioni di stupore dell’altra persona che lo riceverà. L’anno scorso non è andata come speravo, diciamo che in quel caso le mie energie sono andate sprecate. 

Ma non per questo smetterò di realizzare il calendario dell’avvento!

Quest’anno ne ho realizzato uno apposta per voi, ed ogni giorno scopriremo insieme ciò che si cela sotto le 24 caselline, più una casellina bonus dedicata al 25 dicembre.

In questo periodo mi sono documentata, e ho scoperto tante cose di cui non ero a conoscenza.
Vi sono tanti simboli e figure importanti per il periodo di Natale.
Ogni giorno ve ne andrò a raccontare uno.
Pronti?

3…2…1… Via

la corona dell’avvento

simbolo di amore e luce

Come primo simbolo LA CORONA DELL’AVVENTO. Ne avete mai sentito parlare?

Nasce come simbolo pagano nei paesi anglosassoni e germanici, successivamente viene adottata dalla cristianità come simbolo dello scorrere del tempo.
é una corona intrecciata di rami verdi, che accolgono 4 candele, una per ogni domenica di avvento. Essa assume molteplici significati come  eternità e unità data dalla sua forma circolare, rappresenta  Gesù, luce venuta al mondo, il sole e il suo ciclo annuale, in continuo riprodursi. Ma anche simbolo di vittoria e regalità , dovuta alla vittoria della luce di Gesù contro il male. I rami verdi sono simbolo di speranza e di vita mentre le quattro candele sono la luce in mezzo alle tenebre, la loro accensione progressiva indica la vittoria della luce sulle tenebre. Anche i colori delle stesse non sono casuali: il rosso e il viola sono infatti simbolo dell’amore di Gesù e di penitenza e conversione. La corona dell’Avvento è quindi un inno alla natura che riprende vita, alla luce che vince sull’oscurità e un inno a Cristo, vera luce, che viene per sconfiggere le tenebre del male e della morte, inserendosi così nella tradizione simbolica delle festività del solstizio d’Inverno, cui il S. Natale è venuto a sovrapporsi.

Colori e significato delle Candele

Ognuna di esse ha una denominazione, un significato e un colore. Le candele devono essere accese quando tutta la famiglia è riunita, ed una per settimana.

  1. del Profeta, candela della speranza, ricorda le profezie sulla venuta del Messia
  2. di Betlemme, ed è la candela della chiamata universale della Salvezza e ricorda la città in cui è nato il Messia.
  3. dei pastori, ed è la candela della gioia, poiché furono i pastori i primi che videro ed adorarono il bambino Gesù.
  4. degli Angeli, i primi ad annunciare la meravigliosa novella al mondo della nascita del Messia.

Vi è anche una quinta candela che non vi ho citato prima, essa è bianca e sta al centro e si accende la notte di Natale, essa rappresenta Gesù, la luce nel mondo. Tradizione vuole che sia il più piccolo della famiglia ad accenderla.

E voi lo sapevate?

Pensieri in bianco e nero

#25novembre #giornatacontrolaviolenzasulledonne

Momento di riflessione, so che questa è un blog dedicato alla mia arte tutta colorata, ai miei progetti e avventure e alle mie storie di fantasia, ma ogni tanto mi capita di fermarmi a riflettere su molte cose all’interno del mio posto sicuro, il mio studio⭐

Ci sono giorni in cui ho messo a soqquadro tutto per trovarne un senso, per trovare il mio posto. Ci sono giorni in cui avrei voluto scappare non so dove per rifugiarmi nei miei pensieri e nei miei sogni più belli e lasciarmi andare in un pianto straziante, senza smettere più e subito dopo sentirmi una persona debole. Ed è lì che ho capito la mia vera forza. Ho capito che piangere non è da deboli. Che tenersi tutto dentro non fa bene…ci facciamo solo del male. E così ho iniziato a scrivere queste righe…per dar voce ai miei silenzi. Ho capito di essere una persona forte o meglio che volevo essere forte quando ho visto mia madre piangere tante volte per la disperazione mentre vedeva il suo presente andare in fumo. Quando mentre tutti fuggivano e lei aveva delle crisi di panico .. mi sono armata di coraggio e cercare la calma per trasmetterla. Quando ho perso mia nonna e tutti erano presi dallo sconforto senza più voglia di fare nulla ho cercato di salvarli dall’abisso, tirandomi su le maniche perché per me era giusto farlo. Ho capito di essere forte anche quando spesso mi sono fermata a 200 metri dalla cima perché il mio corpo diceva basta e ho ricevuto solo dissensi e sguardi di disapprovazione venendo definita una debole. Sono consapevole che bisogna superare i propro limiti ma sono consapevole ora di quanta strada ho ancora da percorre prima di arrivare a quella cima. Con costanza, e umiltà senza voler dimostrare nulla agli altri ma solo a me stessa che posso farcela perché lo voglio non perché me lo si impone. Ho capito che posso essere vulnerabile e mi perdono per tutte le volte che il mio comportamento è stato imperdonabile perché ho ferito delle persone a cui tengo dicendo bugie che pensavo fossero innocenti. Ho capito che le donne forti non sono gelose di altre donne che vengono reputate più belle di loro. Le donne forti supportano e non spengono nessuno. Che la gelosia per un uomo non porta da nessuna parte. Che se vi manca di rispetto non fa per voi, se vi impedisce di brillare o non vi ricorda di splendere ma…mette sempre in dubbio ogni cosa, non fa per voi lasciatelo andare da chi secondo lui ha qualcosa in più. Io l’ho fatto. Ho capito che devo sentirmi bella per me e non per gli altri. Che la bellezza fisica è soggettiva ma per me conta di avere una bella anima. Ed io e tutte voi siete di una bellezza speciale. E ho capito anche che non tutti vedono ciò che siamo davvero e che non si ha più la pazienza di conoscersi veramente. Ho capito che voglio essere ossimoro e contraddizione e mettermi sempre in discussione per tutto e con tutti, o meglio con chi ne vale la pena .Che serve il dialogo,ma non solo anche saper ascoltare è importante.Ho capito che non so tutte le risposte perché la vita cambia spesso le domande. E che a 26anni non ho ancora visto niente di come va il mondo.Ho capito di essere forte quando nonostante le lunghe giornate no ho la forza di ascoltare i sogni e progetti altri e farli un po miei…gioendo per le belle notizie come se fossero per me.E che mi perdono per tutte le volte che salto di gioia improvvisando balletti.Ma questa sono io.Essere forti significa non aver paura di essere se stesse.È normale avere paura. Tutti. Anche i forti ce l’hanno…ma bisogna saltare nel vuoto e vincerla.Ho capito che si fa in fretta a sputate veleno sugli altri invece di pronunciare solo belle parole . E che sono tutti bravi a comandare e pochi ad aiutare per davvero. È che voglio essere migliore di loro e migliore di ieri.

Il potere che ha un libro

Leggendo- illustrazione 2021

“Non esiste un vascello veloce come un libro, per portarci in terre lontane, né corsieri come una pagina, di poesia che si impenna – questa traversata può farla anche il povero senza oppressione di pedaggio – tanto è frugale il carro dell’anima”

Emily Dickinson

Nella seconda foto, vi mostro come è nata questa illustrazione dedicata al magico mondo dei libri.
La lettura, insieme al disegno, mi accompagna da sempre. Mi è sempre piaciuto leggere e apprendere sempre cose nuove. Trovarmi in terre sconosciute frutto di una fervida immaginazione di qualche scrittore, e provare empatia con i personaggi e sentirli sin da subito come i miei migliori amici. Tifando per loro mentre si destreggiavano nelle loro gesta eroiche.

Caffè: tra storia,mito e poesia

Testa in Tazza , 2020

Gustave  Flaubert scriveva :

“ La mente umana è paragonabile ad una farfalla che assume i colori delle foglie sulle quali si posa.. Si diventa ciò che si contempla”

Molto bene,se dovessi fare mia questa massima, mi ritroverei trasformata nel mio tanto adorato caffè.
Quanti di voi trascorrono quei famosi 10 minuti (e forse anche più) persi a osservare e contemplare la propria tazza di caffè la mattina appena alzati? (Perchè dire svegli…è un parolone)
Già vi vedo che state alzando tutti assonnati la vostra mano.

Sappiate che non siete i soli.

Ma avete mai pensato a dove avete bevuto il vostro primo caffè della vita? E con chi? E avete mai contato quanti caffè al giorno bevete? Probabilmente tantissimi,ma vi assicuro che non sono mai troppi! 

Ma qual è la sua storia, le sue origini? E come mai è diventato così popolare in italia e nel mondo?

Lo sapevate che…

Il caffè, bevanda che accompagna le nostre giornate da lungo tempo, per brevi pause o per lunghi rituali è l’unica bevanda di cui non potremmo fare a meno. Essa ha origini antichissime e viene usata per la prima volta in Etiopia, ed esiste la cerimonia del caffè etiope.

Di che cosa si tratta?
Si tratta di un rituale dove bisognava preparare  l’ambiente per la cerimonia con fiori freschi e incenso.
Non so se avete mai assistito alle cerimonie del tè giapponesi, ma l’atmosfera di condivisione e di spiritualità potrebbe essere paragonata a queste ultime, se non vi è mai capitato approfondiremo tale argomento in un altro articolo.

Come stavo dicendo, l’ambiente deve essere preparato per la cerimonia, dopodichè una donna metteva una padella di rame sul fuoco gettandovi il caffè crudo per farlo tostare in modo tale che tutto il suo profumo e aroma inebriassero l’area circostante.

Come scriveva Giuseppe Verdi ( in questo caso come scriverà):

Il caffè è il balsamo del cuore e dello spirito

Prima fase la tostatura, dopo di essa seguiva la macinatura, e per finire il caffè finemente pestato veniva inserito all’interno di una brocca d’acqua posta sul fuoco. Dopo qualche minuto la bevanda al caffè era pronta, veniva filtrata e servita in 3 giri differenti.
Il primo giro per i padri,il secondo per le madri e infine il terzo era quello di benedizione, così facendo si portava la durata della cerimonia ad almeno 1 ora.

Storie di caffè dal mondo

Per scoprire la storia del caffè e le sue origini abbiamo fatto  un viaggio molto a ritroso nel tempo e soffermarci in uno dei luoghi più affascinanti e magici dell’Africa, l’Oromia nella regione di Kaffa, a sud dell’Etiopia.
Ai giorni nostri il caffè lo vediamo sotto forma di chicco, e talvolta nemmeno perchè viene inserito in delle cialde pronte all’uso per le nostre macchinette, oppure già finemente pestato in porzioni da 250g. 

Ma da dove nasce ? 

L’albero del caffè ha fiori bianchi, profumati come il gelsomino , e frutti simili a ciliegie, ciascuno con due granuli dentro. Come scrivevamo poco fa , é originario del Sudafrica  dove cresce spontaneo fin verso i 1300 metri di quota. Secondo la tradizione fu trapiantato in Arabia nel XIV secolo .

Nel brasile , oggi il primo produttore del mondo,invece  il caffè fu introdotto nel lontano 1723.

Il caffè nella leggenda

L’origine del caffè si perde nella notte dei tempi.

Un’antica leggenda racconta che il caffè fu scoperto nello Yemen da alcuni  pastori che una notte videro le capre del loro gregge saltellare allegre come se danzassero.

Dapprincipio rimasero un pò sorpresi da tanta euforia, poi si resero conto che la danza era l’effetto delle bacche di un alberello di cui le capre si erano cibate. Così decisero anche loro di assaggiare tali bacche. La sostanza eccitante contenuta nel caffè è chiamata  caffeina e pensate che  una tazza ne contiene 0.062 grammi.

Il caffè nelle curiosità

Le prime botteghe del caffè apparvero alla Mecca circa 500 anni fa. Navigatori e mercanti portarono in Europa l’uso di questa bevanda. A venezia giunse nel 1640, a Londra nel 1662. 

La sua diffusione provocò delle problematiche di carattere religioso perché considerato dai sacerdoti la bevanda del diavolo. I suoi effetti energetici ed eccitanti causarono la quasi scomunica di Papa Clemente VIII affinchè ne proibisse l’uso. Il Papa messo alle strette e spinto un po dalla curiosità che contraddistingue ogni uomo ne fece uso, rimanendo piacevolmente sorpreso deciso di non vietare la sua diffusione e da quel giorno decise di battezzarlo come bevanda cristiana.

Ma ci pensate se lo avesse bandito dalle nostre vite? Come minimo un mio antenato avrebbe dato il via a una rivoluzione o a creare bar clandestini per “caffeisti” poco anonimi. 

Una volta scoperto il suo potenziale economico nacquero le prime botteghe del caffè,per degustarlo e apprezzare le sue proprietà medicinali e qualche tempo dopo quelle sociali.

Il primo caffè di Parigi fu aperto da un siciliano di nome Procopio de coltelli e si chiamò Procope.

L’angolo del caffè letterario
5 libri che dovete assolutamente  leggere

Diego Galdino, Il primo caffè del mattino
Carson McCullers, La ballata del caffè triste
Nicola Lecca, La piramide del caffè 
Anjali Banerjee, Gatti, merletti e chicchi di caffè  

Erika Visconti

fonti

Origini Caffè : La provenienza e le tipologie | BigCaffe’

Storia del caffè: origine e diffusione di un tesoro – Caffe Napoli Blog

Vegetali- Curiosità, leggende e meraviglie, Andrèe Bertino, Fedro Valla Editrice piccoli https://www.amazon.it/I-vegetali-Curiosit%C3%A0-leggende-meraviglie/dp/8826150729

La trapunta

quando delle parole divengono qualcos’altro

Ogni giorno dalla nostra bocca di rosa vengono emessi suoni che danno vita ad un sacco di parole. Si dice che noi donne ne pronunciamo molte di più che gli uomini.
In ogni caso,ci è stato concesso un dono magnifico, che spesso non sappiamo sfruttare per far del bene.
Talvolta ci vengono attribuiti termini forti che non riflettono o non dicono nulla su di noi ma molto su chi li ha pronunciati.
Me li sono cuciti addosso portandomeli appresso, ma guardandomi allo specchio ho notato che non mi stavano molto bene.
Così, invece di rispedirli al mittente, ho deciso che avevano bisogno di una trasformazione. 
Magari donandogli una utilità. E così è stato, sono divenuti una bellissima trapunta, per scaldarmi il cuore durante le giornate uggiose che verranno, mentre fantastico sul futuro che me attende, tutto da vivere.

Giornata Mondiale del Disegno

la erika di oggi incontra la erika di ieri

In questa giornata dedicata a una delle mie passioni più grandi, mi sono fatta trasportare dalla nostalgia e sono andata a rovistare nel baule dei ricordi alla ricerca dei miei primi disegni.
La mia famiglia è la custode ufficiale di ciò che loro reputano un grande tesoro. Ne ha conservati tantissimi, tutti impossibile perchè ne realizzavo a vagonate per tappezzare il frigo della cucina e non solo.
Così tra i tanti, ho deciso di sceglierne uno e di ridisegnarlo con lo stile della Erika di oggi.

La Erika di ieri, quando ha realizzato quel disegno aveva 10 anni.

Era il 2005, amava disegnare e riempiva interi quaderni con i suoi disegni eli datava tutti o quasi. I soggetti da lei prediletti erano le persone, e ne disegnava davvero un sacco. Non solo persone,ma anche fate,streghe e creature fantastiche. Quella Erika aveva le idee molto chiare. Sapeva già tutto e sapeva cosa la rendeva davvero felice. Disegnare tutta la vita, e girare il mondo disegnando anche se il posto più lontano che aveva visto era casa dai cugini in Liguria.

I suoi disegni erano coloratissimi e sempre allegri, come lei infondo.

A 10 anni andava alle elementari,quell’anno aveva cambiato scuola e doveva ricominciare tutto da capo, nuovi compagni, nuove maestre,tutto nuovo. Ma non aveva paura,le piacevano i nuovi inizi e le persone nuove,una in particolare le piaceva di più di tutte. Un suo compagno per il quale si era presa una bella cotta.

La Erika di oggi ha 26 anni e ama ancora disegnare, riempie fogli sparsi con i suoi disegni e talvolta li realizza attraverso un pc. Continua a disegnare persone sorridenti, fate, streghe e creature fantastiche ma anche tanti bambini.
La Erika di oggi ha ancora le idee chiare, non su tutto però. Crescendo nascono tanti dubbi e incertezze sul domani, ma di una cosa è ancora certa, vuole disegnare tutta la vita e girare il mondo disegnando. E in parte è già accaduto.

I suoi disegni sono sempre coloratissimi e allegri come allora, anche se lei non lo è sempre.

A 26 anni ha finito la scuola da un pò, anche se le piaceva molto. Ne ha cambiate diverse e ha incontrato tante persone nuove, come quando era bambina continuano a piacergli i nuovi inizi. La Erika di oggi ha tante responsabilità sulle spalle che talvolta le fanno dimenticare la sua vera età. La cotta per il suo compagno delle elementari non l’ha più,oggi è innamorata di un uomo dalle grandi ambizioni e dai molti sogni.
Un pò come lei, infondo.

Crescere e diventare grandi è inevitabile, fa parte del ciclo della vita.
Ma disegnare è un qualcosa che ti porti dentro da quando sei bambino.
Tutti i bambini disegnano,per il semplice gusto di farlo. A loro non interessa se disegnano bene o male, disegnano e basta perché sentono che è quello che vogliono.
E io voglio continuare a disegnare perchè sento che è giusto, perchè lo voglio senza dover dimostrare di essere più brava di qualcun altro, con la stessa spensieratezza di quando avevo 10 anni. 

Voglio che il disegno mi accompagni passo dopo passo, ogni giorno nella sfide che la vita avrà in serbo per me, ma non dovrà risentirne.

Si dice che ad ognuno di noi venga donata una matita per scrivere la propria vita e io voglio usarla per disegnare strade, ponti e tutto ciò che mi va per poter volare,sognare e viaggiare .

Disegnare per unire e accorciare le distanze, non per dividere.

Punti di vista

ArtWebSound Open call

“E’ alle porte la seconda edizione di ArtWebSound, il primo festival italiano di musica e
fumetto online! ArtWebSound è il figlio inaspettato di ArtMaySound, festival che da ormai
ben quindici anni unisce più arti nelle piazze di Bolzano, portando a contatto col pubblico
anche grandi nomi dello scenario musicale e artistico nazionale.”

Ho deciso di prender parte anche io a questa call, proponendo un’illustrazione corredata di un testo, che purtroppo non essendo previsto dal regolamento ed essendo molto lungo, non è stato possibile affiancarlo all’immagina sulla pagina social di COOLtour.
Quindi, dato che mi è stato concesso il consenso lo pubblicherò qui sul mio blog, in modo da farvi apprezzare ancora di più la mia proposta!

Dal Condominio di Via Viù

Osservo distrattamente e presto poca attenzione a ciò che mi circonda,ma solo ultimamente.

Giorno 30? 50?200? Non me lo ricordo neanche  più.

É una giornata come tante, in un anno ben preciso però, dove un istante sembra ripetersi all’infinito.

Una canzone che adoro molto,cantava “ Osservo il mondo da un oblò e mi annoio un pò”.

Qui, purtroppo nessun oblò, forse solo quello della mia lavatrice, osservo il mondo che lentamente scorre dal mio balcone, che in questi tempi è diventato il mio luogo sicuro e di pace,dato che non è facile stare in 6 persone tutte insieme in un alloggio.

Vivo nel totale caos fatto di discorsi sempre uguali, fatti di tante preoccupazione per come arrivare alla fine del mese e non solo.

Prima di oggi penso di non essermi mai fermata così tanto in loro compagnia . 

Sono sempre andata ai 1000 all’ora. Corsi, studi, lavoro, ballo e mostre in giro per il mondo. Tanta vitalità e curiosità scorrevano in me. Sempre pronta per nuove esperienze.
La mia vita era fatta di tante persone che riempivano le mie giornate in modo costruttivo.

Adesso nel momento di maggior solitudine e del bisogno. Nessuno. O meglio i miei amici più fidati. Quelli che abitano in punta alla via e che saluto da lontano con tanta allegria, come se quell’attimo vivesse per l’eternità. Avete presente quegli amici con la quale non fate niente di particolare ma è come sentirsi a casa, senza sentirsi fuori posto. Invece gli “amici” del “Chiama se hai bisogno” “tranquilla ci sono”, scomparsi nella nebbia. Li declasserei a conoscenti.

Che cosa osservo? Che cosa vedo vi chiederete. Il Nulla?

Eppure non succede mai nulla di questi tempi quassù” disse mio nonno,che anche lui…non gli sarebbe mai crollato il tetto in testa prima di oggi.

Ero d’accordo con lui, fino a qualche tempo fa.
Pensavo che ogni essere umano vivesse su di un’isola felice anche di questi tempi, nonostante  si sentono brutte cose ai tg che ho smesso di ascoltarli, anche se mio padre li contempla e li ricerca come un’ossessione.

Solitudine,smarrimento,noia e il sentirsi inutili. Pensieri ricorrenti che aleggiavano nella mia mente.

Come se lo stare fermi fosse il non voler vivere appieno i miei 25 anni da poco compiuti in una quasi totale solitudine.

Allora in queste giornate così vuote e tutte uguali, mi sono messa ad osservare la via quasi deserta,come fossimo in un film apocalittico.

Aspettavo che accadesse qualcosa, qualsiasi cosa, perchè le vite degli altri sono sempre più emozionanti della tua, anche se solo più avanti ho scoperto che non era così.

Abito in un paesino dove non accade mai nulla, tanto meno nel mio condominio.

Eppure un bel dì,presa ad osservare le vite degli altri,come ormai di consuetudine, mi sono messa nei loro panni ed ho iniziato ad ascoltare.

Il mio vicino Orazio,quello antipatico della porta accanto che non saluta manco se sotto tortura,ho notato che è sempre al telefono…notte e giorno,giorno e notte…Parla sempre.

Pensate che ho scoperto che è innamorato di Maria! Si la vicina del piano di sotto di qualche anno più grande di me. Chi l’avrebbe mai detto? Orazio ha un cuore e batte per lei!
Pensate che passa le ore al suo telefono senza fili a dirle “Ti amo”.

Si dimentica persino di mangiare.
Allora è proprio vero, che si può vivere d’amore.
Adesso che ci penso io e Orazio non siamo poi così diversi.

Anche io sono innamorata.

 Il mio fidanzato Giandomenico abita in un altro comune, quindi  un telefono senza fili non basterebbe per dirgli che lo amo, ho pensato di volare con un aeroplano e uno striscione sul suo comune, poi ci ho riflettuto bene, forse è meglio che lo chiamo con un telefono normale per dirgli che lo amo.

 Chissà se mi ama anche lui?

Sofia e Giacomo sono i figli dei vicini di pianerottolo, hanno circa 6 e 9 anni,e di questa famosa DAD che sento spesso parlare non ne possono proprio più.

Loro vorrebbero solo tornare a scuola per rivedere i propri compagni oppure andare a giocare al parco tutti insieme. Un giorno sono arrivati al limite della sopportazione, e han deciso che se  loro non potevano andare al parco il parco sarebbe venuto da loro. 

Così presero l’aquilone e fecero aeroplanini di carta da lanciare dal balcone. Che risate!
Infondo se ci penso,io e loro non siamo poi così diversi. Anche a me manca stare con i miei amici e vederli al parco per chiacchierare. Non mi piace per nulla doverli vedere in una stanza virtuale attraverso un computer. Mi manca poter ridere per davvero.

Mi mancano i miei amici.

La signora Pomidori del piano di sotto, é rimasta vedova da poco.

Mi si è stretto il cuore quando ho appreso la notizia. Li conosco da quando sono nata, sono anche venuti al mio battesimo! Per me è come se fosse di famiglia. Ha la famiglia lontana e si sente molto sola. 

Il signor Tomatis,il suo vicino di casa, amico di bocciofile del marito, ha trovato un modo per non farla sentire troppo sola. Ha pensato di mettere un asse di legno per unire i balconi, come per creare un bel tavolo. Chiacchierano fino a tarda sera e ricordano i bei tempi quando insieme anche alle loro metà andavano a fare le gite fuori porta.

Infondo, se ci penso non siamo così diversi. 

Certo, io non ho perso il mio sposo, in realtà è nonno che ha perso la sua sposa,la mia amata nonna, non era malata, ma avuto la stessa sorte del marito del piano di sotto. Il covid non fa sconti a nessuno. Sentirli ridere insieme mi fa piangere il cuore per quanta forza hanno per andare avanti. E ogni tanto si aggrega anche mio nonno e chiacchierano insieme ognuno dal proprio balcone.

In questo condominio abita un’altra nonnina molto dolce,anche se la mia era davvero speciale.

La chiamiamo da sempre Nana Lulù,e da giorni,ma che dico, penso settimane sta realizzando una lunga sciarpa per la sua amata nipotina. Carla si chiama e fa l’insegnante nella scuola di Sofia e Giacomo. Adesso lavora da casa e anche se abitano vicine non si possono vedere. Allora Nana Lulù sferruzza per scaldarle il cuore e per dirle “io ci sono”. 

Infondo, io e Carla non siamo così diverse. Abbiamo (anzi io avevo) una nonna che seppur vicina non possiamo abbracciare e vedere come prima. E i suoi abbracci ci mancano un sacco.

Per la strada quasi nessuno,ogni tanto qualcuno che tiene un concerto dal proprio balcone per tirare su un pò l’umore ma senza risultati,e ogni tanto un runner improvvisato che corre senza meta incurante del pericolo.

L’abitue di Via Viù è la signora Carmela, la portinaia del palazzo laggiù, che oltre a fare su e giù per andare a trovare al cimitero il suo amato Calogero esce per fare la spesa pur di fare qualcosa. Un po come il signor Gigi,che abita nello stesso palazzo della signora Carmela, talmente non ne poteva più che pur di avere una scusa per uscire sovente, pensate, si è comprato un cane che ha chiamato Attila. Che ridere. Tutte se le inventano.

Infondo, anche con loro ho qualcosa in comune, eccetto l’aver comprato un cane apposta per uscire, di quello ne ho già uno ma è talmente pigra che si sveglia giusto per mangiare cena. Tipico cane da salotto.

E poi ci sono io,che da quassù osservo il mondo accarezzando il vento.

A volte basta solo saper osservare le cose e le vite degli altri da una nuova prospettiva, che va oltre al nostro naso. e si scopre che in fondo ogni storia può essere la nostra storia.

Purtroppo in questo periodo stiamo vivendo storie molto simili tra loro, ed è importante aiutarsi, ascoltarsi e non giudicare. Ognuno ha le sue buone ragioni per comportarsi come fa,e spesso celano motivi più grandi.

Basta solo saper ascoltare. E in tutto ciò mi è tornata la mia ispirazione, corro a disegnare!

Spero che questo racconto vi sia piaciuto e che vi abbia fatto amare ancora di più la mia illustrazione.


Se così fosse vi lascio un link dove la potrete votare e ricondividere per farla arrivare tra le prime 5 più votate!

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Inoltre vi invito a seguire COOLtour e le loro iniziative!

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Crea il mondo a modo tuo..

benvenuti nel mio MONDO

La domanda del giorno è :

Essere sia estroversi che introversi è possibile?

Ma soprattutto è qualcosa di normale?
Non sono ancora riuscita a scoprire chi stabilisca la normalità a questo mondo, ma credo che la normalità sia sempre un concetto astratto e molto personale.
Credo che la normalità non abbia limiti, nè lei nè la fantasia.
Alle volte quando si va oltre nell’immaginario del normale si possono dar vita a nuovi mondi.
E penso ve ne siano di infiniti e che in ognuno di noi ve ne risieda uno creato a nostra immagina e somiglianza, tutto da scoprire.
La porta?
Chi può dirlo dove si trovi, non è sempre facile accedervi.
Dato che siamo noi i proprietari dobbiamo essere molto selettivi e attenti a chi vi facciamo entrare per passeggiare liberamente sui nostri sogni e il nostro cuore.

Siamo fatti per pochi.


E vi dirò di più, anche io ho un mondo tutto mio.
Ed è tutto strano, ma per me è perfettamente normale così com’è. È un qualcosa di quotidiano dal sapore di sicurezza e di stravaganza, dove osservo tutto sottosopra o soprasotto, luci spente, luci accese e in ogni direzione e lato.
Le emozioni hanno ognuna un colore diverso, e spesso possono essere provate tutte insieme anche nello stesso momento.
Qui regna il caos, il disordine e le risate per le parole più disparate
Ornitorinco, è la mia preferita.
Ma non dimentico mai rimpinguare, culinaria e scoiattolo nei momenti per me più bui.
A volte rido per assurdità anche per giorni, e delle volte rido per non piangere anche se ne avrei tutti i motivi.
La cosa bella che accade nel mio mondo è che nonostante tu provi tanta tristezza e talvolta sconforto non riuscirai mai a disegnare nè in bianco e nero nè soggetti molto spaventosi.


Anche se più di una volta sono stati additati come creepy.
Che poi io…la trovo un termine così carino che lo utilizzerei per tutto e anche sempre.
Qui il tempo non esiste. Sembra essersi fermato a tanto tempo fa in un momento preciso che rivivo a ripetizione. Le paure esistono anche qui e hanno la forma di tanti fogli bianchi, che al sol vederli ti fanno andare nel panico da cui vorresti scappare.
Un modo per sconfiggerli,esiste!
Disegnarci sopra usando matite speciali per dar vita a nuovi mondi e far nascere tante cose belle.

Le mie giornate seppur io dica sempre che non succede mai qualcosa di emozionante, avvengono delle piccole avventure sempre accompagnate da tante colonne sonore che se prestate più  attenzione durante attimi di assoluto silenzio potreste sentire provenire dalle mie orecchie una melodia.

Vi è tanto spazio qui,ma siamo in pochi.
Non perchè non mi piaccia la compagnia,anzi, sono sempre molto incuriosita da nuove storie  di mondi lontani, ma non tutti sono disposti ad ascoltare e comprendere la mia.

Accanto a me vi è un pò di spazio che ho creato e che è riservato a Qualcuno con un cuore, puro, che accetti le differenze e che non le veda come un difetto da cambiare. ma come un valore aggiunto da coltivare e abbracciare quando sentirò di non potercela fare.
In ogni caso.

Benvenuti nel mio mondo.

Un posto accogliente dove il caos e ben organizzato.

Pronti per avventurarvi?

Ecco a voi fogli bianchi e matite speciali per creare qualcosa di bello insieme.

Ne avrò cura.

3…2…1

Via!

Sono curiosa di scoprire il vostro mondo!
Se vi è piaciuto questo articolo

SCRIVETEMI, ne sarei molto contenta.

Libera di ESSERE

"In un mondo dove vince solo chi è realizzato e ha successo entro i 30anni, dove per stare bene bisogna sminuire gli altri e dove non ci si affeziona mai per davvero, ti auguro di essere felice e libera di vivere come più ti piace, e di amare tanto ed essere amata."

Cara me, cara Te
Ti auguro e voglio vederti libera di essere all’altezza dei sogni che hai.
Di essere capace di aprire le tue ali di farfalla e di volare più in alto che puoi e vuoi.
Senza quella strana paura di cadere, perchè cadere è normale e non ti rende meno forte.
Cadere e rialzarsi fa parte della vita.
Anche le stelle del cielo, cadono, eppure che spettacolo meraviglioso ci regalano?
Ti auguro di essere amata e di amarti come sei.
Di trovare un Amore e di essere un Amore con la A maiuscola per te e per la persona che sceglierai.
Di essere scelta ogni giorno come se fosse la prima volta, e di non essere mai la seconda scelta di nessuno, si nemmeno quando a sceglierti dovrai essere tu.
Ti auguro di essere rispettata e di rispettare a tua volta tutte le debolezze e le diversità, che spesso dividono, ma che sono meravigliose quando uniscono.
Di essere libera di cambiare direzione ogni volta che ne avrai bisogno, fregandotene di chi ti vuole male o farti cambiare idea. 
Ti auguro di essere libera di sbagliare, di fallire, di piangere, di ridere, di sentirti inadeguata ,di avere paura, coraggio, di ballare, saltare, urlare, ma di perdonarti SEMPRE.
Libera di essere curiosa, creativa, stravagante, solitaria, silenziosa ma anche loquace e piena di amici, insomma ti auguro di essere SEMPRE la versione migliore di te.
Ti auguro di incontrare persona che ti faranno capire il tuo giusto valore e che te lo ricorderanno tutte le volte che sarai smemorata.
Che ti abbracceranno e ti ascolteranno anche se vorrai stare sola in silenzio.
Che non ti sminuiranno per sentirsi superiori o per ferirti, e in quel caso dovrai essere libera di volerti bene e per il tuo bene di andare lontano.